Nel nostro lavoro ci si rende conto che una buona parte dei “mali” del corpo scaturiscono da cattive abitudini di diversa natura: alimentare, motoria ecc.
Come osteopata trovo sia doveroso andare alla ricerca di questi vizi e provare a responsabilizzare i miei assistiti in merito al proprio corpo. Il trattamento osteopatico è utile e benefico, ma funziona meglio se abbinato a una certa cura personale.
A volte, però, le persone sono restìe al cambiamento, piuttosto agognano LA soluzione, LA medicina, IL professionista o (peggio) IL dispositivo miracoloso che gli permetta di mantenere invariate le proprie abitudini.
Lo sappiamo, un cambiamento richiede molto impegno, soprattutto in questo momento storico in cui tutto è più difficile, ma a volte è necessario e non c’è medicina, osteopata o supereroe che possa rimpiazzarlo.
Ricordatevi che:
L’osteopata non è un farmaco, è un compagno di viaggio, una possibile guida.
Il benessere è un percorso, non un punto di arrivo.
Con la scusa della distorsione di caviglia, vorrei parlare di un argomento molto ma molto ma molto importante: gli ADATTAMENTI.
Il Sig. Mario Rossi ha subito un’entrata scomposta da suo cugino mentre giocava a calcetto e ha preso una gran bella “storta”, la caviglia si stava gonfiando come un palloncino e il sig. Rossi vi ha prontamente applicato i piselli surgelati, prima, e il ghiaccio sintetico, poi, per almeno un paio di giorni.
Con il dovuto riposo, un po’ di pomata e qualche accortezza in più, dopo alcuni giorni la caviglia ha iniziato a sgonfiarsi e a muoversi un po’ meglio… (era ora!!!) forse non sarà nemmeno necessario andare dal medico.
Su suggerimento del barista che lavora sotto casa e del meccanico che prendeva il cappuccino, Mario dopo una decina di giorni ha deciso di farsi una bella risonanza Magnetica. Per fortuna pare che questa non abbia evidenziato lesioni particolari (meno male!!!), solo una lieve distrazione dei legamenti.
Per un po’ di tempo, comunque, il sig. Rossi aveva dovuto usare le stampelle prestategli dalla zia Clotilde, ma alla fine, piano piano, ha iniziato a camminare, prima zoppicando un po’, poi il dolore piano piano si è attenuato e Mario è tornato di nuovo in forma.
FINE (o forse no…)
Storia già sentita? (a chi lo dite…)
Facciamo delle ipotesi su quello che potrebbe accadere dopo questo evento apparentemente banale:
1. Il problema si è risolto al 100% (una botta di fortuna ogni tanto… no?)
2. Il sig. Rossi, da quel giorno, ha notato una certa propensione di quella caviglia alle distorsioni…
3. Dopo qualche mese, il ginocchio della stessa gamba ha cominciato a dargli fastidio…
4. Dopo qualche mese, ha cominciato ad avere fastidi alla schiena…
5. Dopo qualche anno, l’anca dell’altra gamba ha cominciato a dargli fastidio…
6.7.8.9.10…..
Tralasciando l’ipotesi n°1, se la caviglia del sig. Rossi non recupera tutta la sua funzionalità, il suo corpo si ADATTA intorno a quella situazione e qualcun altro deve compensare quella mobilità perduta o quel sostegno perduto. Questo disequilibrio provoca un carico di lavoro eccessivo o errato per altre strutture (lapalissiano).
L’Osteopata, in questi casi, si pone come obiettivo il recupero funzionale della caviglia MA va anche alla ricerca di tutti gli ADATTAMENTI avvenuti nel tempo con lo scopo di normalizzarli.
Questa estate il sig. Rossi ha fatto parecchia vita mondana: complice forse anche il bisogno di poter fare tutto quello a cui aveva dovuto rinunciare in periodi invernali e pandemici, quella del Sig. Rossi è stata una stagione ad alto tasso di aperitivi e grandi mangiate. Purtroppo, tempo fine agosto, quel reflusso subdolo ma inesorabile ha fatto capolino e il sig. Rossi ha aggiunto alla lista dei malesseri anche uno strano fastidio in mezzo alle scapole e un gran torcicollo…
Gastrite, reflusso, colite o colon irritabile sono patologie dei nostri organi interni, ma i sintomi non rimangono confinati ad essi. Lo stato di salute di stomaco, intestino, fegato influenza in maniera importante anche tutto l’apparato muscolo-scheletrico.
Lo scheletro è l’impalcatura del nostro corpo, i muscoli ne sono il motore, e il cervello il regista di tutte le azioni e movimenti compiute ‘intenzionalmente’. Ma questo involucro esterno riceve continuamente sollecitazioni anche da tutti gli organi interni ivi contenuti, i quali hanno una importante voce in capitolo sulla sua organizzazione nello spazio, la cosiddetta postura.
Spiego meglio: tutto il comparto organico usa fasce – o tessuto connettivo – per agganciarsi alla colonna vertebrale, ad esempio. Ogni organo è corredato da diversi strati di muscolatura liscia molto potente, con la capacità di contrarsi per diversi minuti. In presenza di disfunzioni organiche, stati infiammatori o irritativi, questa muscolatura – viscerale, liscia – si contrae, agendo meccanicamente sulla struttura ossea creando tensioni a cui i muscoli scheletrici cercano di porre un freno generando altre tensioni compensatorie spesso conflittuali: questi movimenti e tensioni – da noi quasi non percepiti – si rivelano solo quando avvertiamo dolore alla schiena.
I segmenti maggiormente interessati sono, solitamente, la porzione lombare e quella cervicale: la prima per influenza meccanica diretta, irrigidimento dei pilastri diaframmatici e del m. grande psoas; la seconda più imputabile alla componente respiratoria accessoria.
Ma non solo… sappiate che le reazioni a catena provocate da problemi organici sono molteplici e arrivano fino alle propaggini più remote.
L’osteopata applica la conoscenza anatomo-funzionale attraverso la manipolazione viscerale con lo scopo di individuare e risolvere le tensioni organiche e i compensi strutturali che ne derivano. Il trattamento viscerale è anche utile al miglioramento della funzionalità propria degli organi perché il rilascio di tali tensioni può risolvere eventuali distonìe neurovegetative del S.N.A. (sistema nervoso autonomo) promuovendo uno stato di parasimpaticotonìa, ciò favorisce i processi riparatori necessari alla guarigione dell’organo.
Si sente spesso parlare di postura, in special modo i pazienti affermano spesso avere una “postura sbagliata” o chiedono quale sia quella corretta, soprattutto quando sopraggiunge un dolore.
La ginnastica posturale è considerata un po’ la nuova “panacea di tutti i mali”, consigliata da tanti specialisti per un certo numero di sedute, solitamente multipli di 5.
L’intento di questo articolo è, come mio solito, cercare di ragionare e far ragionare sulle questioni inerenti la salute e il corpo con parole che siano comprensibili anche ai non addetti ai lavori.
Innanzitutto definiamo la parola: cosa vuol dire “POSTURA”?
Dall’enciclopedia Treccani:
1. Positura, modo di atteggiarsi del corpo umano o di una sua parte.
2. Nel linguaggio medico, sinonimo generico di posizione.
3. L’atteggiamento abituale di un individuo determinato dalla contrazione di gruppi di muscoli scheletrici che si oppongono alla gravità.
-> Riassumendo semplicemente: La posizione del corpo nello spazio.
Bisogna riflettere sul fatto che non si sta parlando di qualcosa di statico ma di dinamico, non solo perché il corpo si muove ma perché esso è in “continuo adattamento” rispetto a fattori interni ed esterni.
Es.: posizione eretta o seduta, un paio di scarpe con o senza tacco (anche minimo), presenza o meno del ciclo mestruale, ortesi di qualsiasi genere, presenza di un dolore, un deficit visivo o uditivo ecc.
Il corpo cerca sempre di posizionarsi il più comodamente possibile rispetto a TUTTI gli input ricevuti, quando non ci riesce più arrivano, purtroppo, i dolori.
Ripeto: TUTTI gli input ricevuti.
Vien da sé che qualsiasi gesto, esercizio, dolore, vizio ecc. influiscono sull’atteggiamento del corpo in modo più o meno importante e quindi ognuno di questi può essere considerato un fattore di rilevanza posturale (buono o cattivo).
In special modo quando si parla di ginnastica (o allenamento), che voi facciate yoga, pilates, ginnastica posturale o sollevamento pesi, quello che conta è la scelta del tipo di allenamento, dell’intensità, del gruppo muscolare allenato, dell’allungamento effettuato ecc. Questo influenza la vostra “postura” in modo benefico o dannoso in relazione al vostro problema.
Altro concetto fondamentale è che ognuno di noi ha abitudini diverse, si allena in modo diverso (o non si allena), sta seduto in modo diverso, porta scarpe diverse ecc.
In poche parole ognuno di noi ha una storia diversa, unica e irripetibile, quindi per ognuno di noi un “problema posturale” che causa un dolore è diverso rispetto ad un altro quindi ogni persona ha bisogno di fare un diverso tipo di ginnastica per risolvere i suoi dolori.
In conclusione:
Qualsiasi tipo di ginnastica risulta “posturale” perché, di fatto, influenza l’assetto dl corpo.
Ogni persona ha bisogno di allenare il corpo in modo specifico, perché il suo problema è specifico.
I corsi di “ginnastica posturale” dove tutti fanno la stessa cosa sono benefici, dannosi o ininfluenti, dipende…
Una delle poche certezze nella vita è, per nostra sfortuna oltre a morte e tasse, proprio il “mal di schiena”. Chiunque ne ha sofferto almeno una volta e nei modi più disparati, anche se, a volte, possono sembrare simili, ma andiamo con ordine.
Innanzitutto diciamo che il corpo sta in piedi, in stazione eretta, perché esistono delle tensioni che lo mantengono tale. Più precisamente esiste un equilibrio tra tensioni (muscolari, addominali, fasciali ecc.) che mantengono in piedi la nostra impalcatura, lo scheletro, a cui tutte le altre strutture sono agganciate (concetto di tensegrità).
Per rendere questo discorso fruibile a tutti, immaginiamo l’albero di una nave, questo si mantiene dritto quando tutte le funi, tese nelle varie direzioni, sono in equilibrio tra loro. Se una delle funi cede o è troppo tesa, questo equilibrio viene meno e ci saranno altre funi che ne pagheranno le conseguenze, ricevendo una trazione eccessiva o facendosi carico del lavoro altrui.
La stessa cosa accade al corpo, ovvero quando viene a mancare l’equilibrio tensionale qualcuno ne paga le conseguenze e l’espressione dolorifica nota come “mal di schiena” è, molto ma molto spesso, figlia della situazione appena descritta.
Un muscolo retratto è, quasi sempre, un meccanismo di compenso del nostro corpo nei confronti di qualcos’altro che non sta facendo il suo dovere in maniera corretta, può essere quindi interpretato come un tentativo di protezione, uno stato di allerta, un puntello di una qualche situazione cedevole. Vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in una struttura di tubi di ferro e tavole di legno a sostegno di un muro pericolante, questa impalcatura di ferro è tesa perché sta mantenendo in piedi una situazione cedevole. Ora è facile intuire che la soluzione a questo problema sia di riparare il muro prima di eliminare la struttura di sostegno.
I muscoli tesi e doloranti della nostra schiena, rappresentano spesso quella struttura di ferro (o i tiranti dell’albero della nave) che sta provando a contrastare un problema, come una colonna fragile o troppo rigida, una tensione addominale ecc., ora proviamo ad immaginare cosa succederebbe se questo puntello fosse rimosso prima di riparare il muro.
Di muri cedevoli o di tiranti troppo tesi nel nostro corpo, ovvero di possibili motivi di mal di schiena, se ne possono riscontrare per lo meno a centinaia e ognuno di loro ha bisogno di un trattamento diverso.
I dolori alla schiena esistono eccome, tutti noi lo sappiamo, quello che non esiste è “IL” mal di schiena, ovvero un problema riconducibile ad una sola causa ben specifica, quindi non può esistere un’unica soluzione al problema e, soprattutto, è molto raro che la causa principale di tale dolore sia ubicata nella sede del dolore stesso. Ricordate che “a gridare è la vittima, non il carnefice!!”.
Tutto questo discorso vuole portarvi a ragionare su una questione molto semplice: hanno senso dei generici “esercizi per il mal di schiena” oppure ognuno dovrebbe seguire il proprio percorso specifico verso il benessere?